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G-8 sul clima, alla prova l'effetto Obama

Dal nostro inviato Marco Magrini

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22 APRILE 2009
Il municipio di Siracusa coperto dalle tartarughe blu in plastica ad opera del Cracking Art Group

Tappa a Siracusa, sulla strada per Copenhagen. I ministri dell'ambiente del G-8 – sotto la presidenza della siracusana Stefania Prestigiacomo – si riuniscono per tre giorni nell'incantevole porto della Magna Grecia, una delle ultime soste della diplomazia climatica prima del summit di Copenhagen, il prossimo dicembre. Ovvero quello che Sir Nicholas Stern, economista, consulente di Gordon Brown sui cambiamenti climatici, nonché cavaliere della regina Elisabetta, ha definito «il più cruciale vertice internazionale dalla fine della Seconda guerra mondiale».

È cruciale perché è l'ultima occasione per concordare sul regime internazionale delle emissioni-serra dal 2013 in poi, quando il Protocollo di Kyoto arriverà alla naturale scadenza. È cruciale, a detta degli scienziati (e di qualche capo di Governo), per raggiungere il picco delle emissioni di anidride carbonica entro il 2020, condizione necessaria – ancorché non sufficiente – per evitare che l'aumento della temperatura media globale non superi la pericolosa soglia dei due gradi. Ed è cruciale perché le Nazioni Unite restano, da copione, disunite.

Ecco perché il Governo italiano ha pensato bene di allargare gli orizzonti del vertice in terra di Sicilia. Gli otto Il Cracking Art Group sbarca a Siracusa con una nuova invasione di tartarughe blu in plasticaGrandi non coincidono più con gli otto maggiori inquinatori del mondo. Certo, Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia, Gran Bretagna Giappone e Russia sono quelli che da più tempo sputano ingenti quantità di anidride carbonica nell'atmosfera. E il principio delle «comuni ma differenziate responsabilità» – concordato dalle Nazioni Unite nel 1992, al Summit della Terra di Rio – li schiera tutti in prima fila. Ma oggi la Cina (pur in assenza di dati ufficiali) avrebbe già superato le emissioni statunitensi. E l'India, anch'essa esclusa da qualsiasi obbligo sotto il Protocollo di Kyoto, si sta esercitando a fare altrettanto.

Questo G-8 dell'ambiente dunque, assomiglia tanto a un G-20: partecipano anche Cina, India, Australia, Indonesia, Brasile, Messico, Egitto, Corea del Sud e Sudafrica. E tre altri Paesi europei: la Repubblica Ceca (presidente Ue di turno), la Svezia (presidente nel secondo semestre) e la Danimarca (che ospiterà il vertice di Copenhagen).
«La riunione di Siracusa darà proposte concrete per promuovere e finanziare lo sviluppo di un'economia mondiale a basso contenuto di carbonio», ha detto il ministro Prestigiacomo. «Il nostro obiettivo è quello di collegare queste tecnologie a programmi di finanziamento internazionali pubblico-privati. È importante che al crescente fabbisogno di nuova energia si possa rispondere dotando i Paesi in via di sviluppo di tecnologie che consentono di ridurre le emissioni, per evitare che ogni ipotesi di riduzione delle emissioni rischi di essere vanificata».
Il ruolo di Lisa Jackson

A Siracusa, gli 8+12 non discuteranno dei temi più scottanti di Copenhagen (quali impegni prendere nella riduzione delle emissioni? Come ridistribuirli fra vecchi e nuovi inquinatori?), quanto dei passi più concreti da fare in vista dell'approdo in Danimarca. I lavori preparatori sono stati realizzati a Trieste, dove gli stessi Venti s'erano già riuniti a inizio mese. «C'è da esaminare quali tecnologie adottare, fra quelle già disponibili», spiega Corrado Clini, direttore generale all'Ambiente e grande animatore del meeting di Trieste. «Poi bisogna decidere in quali settori intervenire prima. E quali opzioni adottare per finanziare il loro sviluppo e la loro diffusione nel mondo».

Nel suo insieme, si tratta di un negoziato tanto cruciale quanto – a giudicare dal vuoto degli ultimi vertici Onu – apparentemente impossibile. Fortuna vuole che, negli ultimi tempi, lo scenario sia cambiato. Barack Obama ha cambiato di 180 gradi la posizione americana. Non a caso, la delegazione a Siracusa sarà guidata da Lisa Jackson, l'amministratrice di quell'Epa che proprio tre giorni fa ha sentenziato che il cambiamento climatico mette a rischio la salute e la sicurezza degli americani. Intanto a Pechino, proprio in questi giorni, Su Wei e Hu Angang – due funzionari della diplomazia climatica cinese – hanno detto pubblicamente che la Repubblica Popolare è pronta ad assumere impegni stringenti per la riduzione delle emissioni.

Il vertice che si apre stamani a Siracusa, pur senza promettere risultati trionfali, potrebbe diventare una pietra miliare, verso il possibile, storico (e cruciale) successo di dicembre. Ma il viaggio della diplomazia non si ferma. La tappa successiva è già fissata per lunedì prossimo, a Washington, dove Obama ha convocato i ministri dell'Ambiente per quello che lui chiama il Major economies meeting. Copenhagen, sarà ancora un po' più vicina.

22 APRILE 2009
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